Disastri ambientali a causa della pesca di piccoli crostacei (gamberi e gamberetti)


Forse non ne siamo ancora del tutto consapevoli, ma ormai quasi metà del pesce consumato nel mondo non è più pescato in mare aperto, ma proviene da allevamenti di acquacoltura.

Nel 1980 solo il 9% del pesce veniva allevato.

In particolare la situazione della pesca di gamberi e gamberetti, che siano di allevamento o selvaggi, interi o sgusciati, è diventata di estrema importanza visti i gravissimi danni che sta causando a livello di ecosistemi e sulle popolazioni locali. La produzione mondiale di gamberi è triplicata nell’ultimo decennio, da 750.000 tonnellate negli anni 90 del secolo scorso, a oltre 3 milioni di tonnellate negli ultimi 5 anni

foto gamberetti articolo allevamento

La pesca di crostacei selvaggi è fatta con reti a strascico da fondo il che causa strage di qualsiasi forma di vita marina, compresa quelle in via di estinzione, ma i disastri che stanno provocando gli allevamentiti sparsi nel mondo, soprattutto in aree molto povere, è a un livello difficile da immaginare.

Il problema più importante e grave, è naturalmente la distruzione degli ecosistemi naturali. Lungo le coste, le foreste di mangrovie, vengono abbattute per fare spazio agli allevamenti. In soli dieci anni (tra il 1980 e il 1990) sono così scomparse il 35% delle mangrovie del pianeta.

foto mangrovie articolo allevamento

Il ruolo di questi alberi acquatici, per il nostro pianeta è di vitale importanza.Le mangrovie assorbono parte dell’energia delle onde e delle maree, proteggendo la terra retrostante; gli alberi formano anche una barriera contro il vento.

Nel 1991, un’ondata di marea ha causato la morte di migliaia di persone in Bangladesh a causa delle vasche per l’acquacoltura. Nel 1960 un’ondata simile non aveva neppure danneggiato i villaggi, grazie alle mangrovie che a quel tempo proteggevano l’entroterra.” (Le guerre dell’acqua, p. 58-59).

Ma il disastro non è limitato solo alla rimozione delle mangrovie. Gi allevamenti, causano altri gravissimi danni:

  • salinizzazione delle acque dolci e dei terreni agricoli (se l’allevamento è nelle acque interne);
  • uso di proteine provenienti dalle farine somministrate come mangine proveniente da scarti di pesci “trash fish” (a quando il gambero pazzo?);
  • inquinamento delle acque costiere dovuto all’uso di pesticidi e antibiotici;
  • eccesso di nutrienti: il 70% del mangime viene sprecato e si diffonde in mare sconvolgendo l’equilibrio ecologico locale impedendo la vita di altre specie ittiche!
  • Sul fondo dello stagno di acquacoltura si accumula un deposito tossico di prodotti di scarto e di escrementi che costringe ad abbandonare lo stagno dopo pochi anni di utilizzo per spostarsi altrove.

Nel giro di 7 sette anni in Thailandia sono stati abbandonati il 60% dei siti di allevamento. Occorrono poi almeno trent’anni per poter riabilitare il terreno!

Ecco perché chi pensa che siano problemi lontani dalla nostra vita quotidiana e non legati con la nostra salute, si sbaglia di grosso!

I crostacei provenienti da questi allevamenti, contengono le sostanze chimiche che sono state impiegate come disinfettanti, pesticidi, antibiotici (anche quelli proibiti in Europa). L’impiego di queste sostanze sono necessarie negli allevamenti, per evitare che si propaghino infezioni, visto che i crostacei crescono nei loro escrementi.

Ulteriori danni

Queste sostanze chimiche e gli enormi livelli di inquinamento organico, alterano le difese naturali dei pesci che vivono in quelle aree e li allontanano da queste zone, quindi diventano inservibili anche per i pescatori che si guadagnano da vivere.

…..e non è finita!

L’industria del gambero non rappresenta occasione di occupazione perché vengono utilizzati immigrati  che poi sono trattati alla stregua di schiavi.

foto lavoranti articolo allevamento

In Thailandia il 90% della forza lavoro di questo settore impiega 250 mila persone che provengono dalla Birmania. Di questo 90% i minori sono il 31% (età compresa tra i 15 e i 17 anni)! Tutti queste persone lavorano in condizioni pazzesche al limite della schiavitù, fino a 12 ore al giorno senza nessuna tutela.

Insomma: pensiamoci la prossima volta che mangiamo i gamberetti…

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